Tra tutti gli effetti che la pratica costante del Kriya Yoga porta con sé mi sono spesso chiesto quale sia il dono più prezioso altalenando tra un aspetto e l’altro a seconda del caso.
Tuttavia, è nei momenti più estremi che testiamo ciò che è essenziale da ciò che è contorno, mai come ora ringrazio la pratica di decenni per il dono più prezioso: l’equanimità.
Essa è come uno stato di grazia che ci permette di mantenerci stabili in uno stato di risorse positivo qualsivoglia cosa accada, di non perdere la testa in momenti di euforia e di mantenerci altrettanto saldi in momenti bui e di disperazione.
Stiamo vivendo un evento straordinario, la cui portata sfugge a qualsiasi nostra esperienza precedente e capacità di visione futura.
Diversi nutrono forti aspettative in un futuro migliore come se la attuale situazione fungesse da purificatore dei mali della nostra società, con il rischio di passare da euforia a depressione e sconforto.
Molti cadono nel pessimismo oscillando tra depressione e rabbia eterodiretta incolpando di tutto governi, istituzioni, gruppi diversi o addirittura gli alieni.
L’equanimità ci permette di stare nel presente senza stati d’animo altalenanti tra una posizione e l’altra con animo sereno e vigile, pronto a cogliere qualunque segnale utile per sapere tramite conoscenza intuitiva quale sia l’atteggiamento più utile da porre in atto.
Essa ci aliena gli stati emotivi negativi legati alla paura della sopravvivenza propria, dei propri cari e della specie, immergendoci in uno stato di quiete interiore che può diventare un fondamentale appoggio psicologico per chi ci è vicino.
Come si dice spesso, non si pratica solo per sé stessi, ciò che guadagnamo si riflette anche su chi ci circonda.
Praticate, praticate, praticate, vi si apriranno le porte di un universo di pace: l’equanimità.
Vi voglio bene.
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