Ovvero la fotosintesi e la fede.
Cosa è la fotosintesi? È un processo biochimico espresso nella seguente formula:
6 CO2 + 6 H2O → C6H12O6 + 6 O2
Cioè 6 molecole di anidride carbonica + 6 molecole di acqua = 1 molecola di glucosio + 6 molecole di ossigeno.
Le piante insieme ad altri organismi durante questo processo assorbono 6 molecole di anidride carbonica e 6 molecole di acqua e le trasformano in 1 molecola di glucosio e in altre 6 molecole di ossigeno.
Le piante riescono a rimanere in vita grazie alla fotosintesi clorofilliana perché riescono con questo processo ad ottenere il glucosio, indispensabile per la loro sopravvivenza.
Un meccanismo perfetto che sfruttando la luce solare trasforma una energia pulita ed inesauribile in vita. Non solo propria, ma divengono l’elemento base di tutto il biosistema.
Producono ossigeno che liberato nell’atmosfera rende la terra abitabile e le piante stesse con le foglie, i frutti e le verdure divengono cibo per chi non ha le risorse per vivere di luce, e a loro volta sono cibo per chi non possa sostenersi di piante.
Sono insomma ciò che rende il pianeta abitato e abitabile.
Cosa centra tutto ciò con la fede?
Dal XVIII secolo con l’illuminismo si è assistito ad una lotta tra scienza e fede, una contrapposizione destinata a creare tutt’oggi fratture tra creazionisti ed evoluzionisti, tra credenti e razionalisti, una divisione che logicamente non ha a mio avviso senso.
Nessuno può negare che la fotosintesi sia alla base di (quasi) tutta la vita e senza di essa la terra non sarebbe abitabile, ciò tuttavia dovrebbe aumentare ancor di più il nostro stupore verso la magnificenza e la perfezione del creato. Stupore che in tutti i grandi scienziati non è mai mancato.
Ecco il motivo per il quale affermo che non può mancare l’ardore scientifico nei sinceri ricercatori spirituali. Senza scomodare matrix divina e fisica quantistica, che sono affare assai complesso, nel nostro piccolo stiamo portando sempre più vicino i due mondi, separati solo nelle nostre ristrette visioni.
Da cultori del Kriya Yoga non abbiamo mai messo in discussione la sua tremenda efficacia spronati dagli incredibili risultati dei praticanti, tuttavia ciò fin ora non aveva avuto riscontri scientifici su quali fossero fisiologicamente i meccanismi posti in essere dalle tecniche praticate.
Alcuni volontari a diversi livelli di esperienza si sono sottoposti a sperimentazione scientifica, tramite apparecchiature Hi-tech e rilevatori di onde cerebrali per analizzare gli effetti pratici del Kriya Yoga.
Insieme a Set My Brain sotto la supervisione di Michele Maisetti sono stati registrati diversi incontri e valutati scientificamente i risultati in ambito di ricerca universitaria. Ne uscirà una pubblicazione i cui risultati siamo molto curiosi di leggere, le premesse sono estremamente interessanti. Il Kriya Yoga come disciplina scientifica evolutiva personale e sociale.
Scienza e coscienza stanno in questo secolo facendo finalmente pace e unendo le forze potranno forse oltrepassare le barriere cognitive che ci hanno limitato sin ora, con che risvolti di sviluppo tecnologico e sociale credo sia ancora inimmaginabile e mi auguro siano trampolino per una visione sempre più etica dell’esistenza.
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